Il parto e la nascita del puledro: un miracolo della natura

Il parto e la nascita di un puledro rappresentano un momento magico di rinnovamento della vita, in cui la forza e la dolcezza di questi animali raggiungono la loro massima espressione, in cui la natura si mostra in tutta la sua perfezione. Ma qual è il ruolo dell’uomo? Sappiamo veramente cosa fare?

La gravidanza della cavalla dura circa 11 mesi. Generalmente i parti si concentrano tutti in primavera, stagione in cui il pascolo è più rigoglioso e la natura può offrire il suo meglio sia per la madre che per il puledro. La maggior parte degli allevatori preferisce programmare la nascita nei primi mesi dell’anno; così facendo, quando il puledro sarà cresciuto, potrà gareggiare nelle categorie dei cavalli nati quello stesso anno, ma il suo sviluppo sarà maggiore e avrà più possibilità di vincere.

Qualche giorno prima del parto la giumenta comincia a dare segni di nervosismo, il ventre si gonfia, le mammelle si riempiono, i genitali esterni diventano turgidi e i legamenti del bacino si allungano. Nell’imminenza del parto la cavalla si corica e si rialza frequentemente, si allontana dal branco, gira su se stessa e geme. Le cavalle sono in grado di trattenere il parto finchè non hanno la privacy necessaria; molti allevatori non hanno mai visto una cavalla partorire.

La perdita delle acque sarà il primo segnale dell’inizio del travaglio. Dopo circa un ora le contrazioni diventeranno più intense e la cavalla sarà costretta a sdraiarsi. Le spinte provocheranno prima l’uscita del sacco amniotico e della punta delle zampe anteriori, dopo un breve riposo ancora qualche spinta farà fuoriuscire la testa e poi il resto del corpo; l’evento espulsivo può durare dai 10 ai 30 minuti. Il cordone dovrà essere tagliato solo quando avrà smesso di pulsare.

Il parto non dovrebbe presentare problemi se il feto è posizionato regolarmente con le zampe anteriori verso la vulva, una leggermente in avanti. La presentazione podalica non comporta difficoltà, ma è bene allertare comunque il veterinario. L’intervento di quest’ultimo invece si rende necessario nei casi di distocia, cioè quando il feto ha assunto posizioni strane nel canale del parto.

Dopo il parto il puledro verrà subito accudito dalla madre, la quale lo leccherà affettuosamente per pulirlo e attivargli la circolazione sanguigna, ma anche per dargli l’imprinting materno e fargli assumere il suo stesso odore. In questa fase potremmo eventualmente aiutare la cavalla strofinando delicatamente il piccolo con della paglia pulita o un asciugamano morbido. Attenzione però, le cavalle sono madri molto possessive e potrebbero reagire con violenza all’avvicinamento.

Dopo pochi minuti il puledro inizierà a tentare di rialzarsi, mentre la madre espellerà la placenta (fase di assecondamento). Nel giro di un’ora il puledro sarà in piedi, cercherà e troverà la mammella e inizierà a mangiare. Da questo momento si attaccherà alla mammella ogni 20 minuti circa, sia di giorno che di notte; la frequenza delle poppate rende inutile per la cavalla avere una grossa mammella per il deposito.

Una giumenta produce dai 15 ai 18 litri di latte al giorno, ma se così non fosse, il puledro non sarebbe molto vitale e non avrebbe un’aria soddisfatta dopo ogni poppata; dovremmo quindi ricorrere all’allattamento artificiale con latte ricostituito o latte di capra. Intorno ai sei mesi di vita del puledro la cavalla inizierà a produrre sempre meno latte e insegnerà al puledro a mangiare fieno, erbe e granaglie fino al completo svezzamento.

Lasciamo sempre che la natura faccia il suo corso. Le giumente sono ottime madri e non hanno quasi mai bisogno del nostro aiuto. Interveniamo solo nei casi in cui il normale corso degli eventi non vada come previsto. Non cerchiamo soluzioni “fai-da-te”, ma chiamiamo un veterinario competente che risolverà tutto. Abbiamo una vita nelle nostre mani!

© foto in gentile concessione di Nunzia Di Natale

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