Piante tossiche per i cavalli

PIANTE TOSSICHE PER I CAVALLI

In natura esistono delle piante tossiche o addirittura velenose che, se ingerite dal nostro cavallo, potrebbero risultare pericolose. In generale, il cavallo riconosce da solo le piante velenose e non le mangerà ma, se abituato alla cattività questa capacità innata viene meno e il rischio di ingerire piante pericolose aumenterà. 

Naturalmente l’effetto tossico delle piante varia a seconda del soggetto che le ingerisce e, in alcuni casi, anche dalla stagione e dal terreno su cui tale pianta cresce. La diagnosi di avvelenamento vegetale è abbastanza difficile, anche perchè molti sintomi compaiono in maniera evidente solo nei casi molto gravi quando oramai non c’è più niente da fare. In ogni caso bisogna chiamare con urgenza il veterinario.

BELLADONNA (Atropa belladonna). Piante della famiglia delle solanacee, alte fino a 150, sono diffuse nei boschi ombrosi o sotto le siepi. Fioriscono da giugno a settembre e i loro frutti in bacche nere sono molto tossici. Gli agenti tossici sono gli alcaloidi atropina, solanina e giusquiamina che agiscono sul sistema nervoso centrale.

CICERCHIONE (Lathyrus sylvestris). Piante diffuse in tutta Italia, conosciute con il nome di “piselli di prato”, alte dai 30 ai 150 cm con fioritura estiva. Le sostanze tossiche sono contenute nei semi e possono dare origine a disturbi nervosi con spasmo dei muscoli della laringe e forme di paralisi.

ERBA CHITARRA (Senecio jacobaea). Piante diffuse nei prati umidi e nelle zone ombrose dell’Italia settentrionale, possono raggiungere i 120 cm di altezza. Nelle foglie è presente un alcaloide, che resiste nelle piante secche e affienate, che determina un’intossicazione a danno del fegato.

FELCE AQUILINA (Pteridium aquilinum). Piante diffuse nelle regioni montane dove si trova nei boschi di castagne e nelle praterie. In queste piante è contenuta una sostanza tossica che distrugge la vitamina B1 provocando disturbi nervosi e aborti. La stessa intossicazione si può avere dall’ingestione di piante di equiseto.

GITTAIONE (Agrostemma githago). Piante rare, infestanti i campi di grano e avena, alta fino a 100 cm con fiori porpora solitari che fioriscono tra aprile e luglio. Solo i semi sono velenosi.

GIUSQUIAMO (Hyoscyamus niger). Piante diffuse in tutta Italia sui bordi delle strade e sui muretti abbandonati, appartenenti alla famiglia delle solanacee, alte 80 cm con foglie grandi, dentate  pelose e fiori chiari con venature più scure. Posseggono giusquiamina, atropina e scopolamina, alcaloidi con azione sul sitema nervoso.

MERCORELLA CANINA (Mercurialis perennis). Piante dei boschi montani, alte 40 cm con fusti eretti e lineari e foglie pelose, emanano un odore sgradevole che attira gli insetti per l’impollinazione. Provocano un’intossicazione che si manifesta con colorito brunastro delle urine per la presenza di emoglobina.

OLEANDRO (Nerium oleander). Piante utilizzate per decorare i giardini e le aree verdi, sempreverdi con fiori colorati da maggio in poi. Il veleno presente nelle foglie e nei fiori di queste piante agisce a livello cardiaco con azione eccitatoria sul cuore.

TRIFOGLIO BIANCO (Trifolium repens). Piante striscianti alte massimo 30 cm, diffuse in tutta Italia, presentano una banda bianca sulle foglie che li distingue dalle altre specie. Non sono direttamente tossiche ma nelle foglie si trova una sostanza che, combinata con gli enzimi dei microrganismi intestinali del cavallo, si trasforma in acido prussico che è letale.

 

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